Lo sport inteso come strumento educativo e sociale

Lo sport inteso come strumento educativo e sociale


Componente essenziale per lo sviluppo psicofisico dell’essere umano, lo sport da sempre ricopre un ruolo determinante nella nostra cultura, sociale e familiare, grazie alla sua funzione educativa.

L’antropologo Marcel Mauss definisce la pratica sportiva come “un fatto sociale”, cioè un complesso di attività che comprende ambiti diversi, che spaziano da quello puramente sportivo fino ad arrivare alla politica.

Lo sport è lo specchio della nostra società, in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche di comportamento più o meno virtuose. Rappresenta, dunque, un importante momento di formazione, sia da un punto di vista motorio che psicologico- emozionale, capace di contribuire attivamente alla formazione delle personalità dei soggetti coinvolti.

Ciononostante, non è sufficiente fare sport per crescere bene: per i bambini l’attività sportiva deve rappresentare un momento di gioco e di divertimento, senza costrizioni o eccesso di aspettative, che permette loro di comprendere che nella vita si può perdere, anche quando ci si è impegnati al massimo delle possibilità.

In riferimento alla nostra esperienza sociale, lo sport sembra quasi rappresentare un ambito autonomo e distinto, totalmente radicato nel tessuto economico e sociale, che diventa ogni giorno di più parte integrante dello stile di vita di tutti noi.

La disciplina è uno dei valori maggiormente legati alla pratica sportiva: ogni ragazzo, infatti, per affrontare nelle migliori condizioni gli allenamenti e le competizioni, deve necessariamente condurre una vita equilibrata, regolare, fatta di sane abitudini e di riposo.

Si tratta di un fattore importante, che aiuta i giovani ad abituarsi a strutturare il proprio tempo, a controllare il proprio carattere, rispettare l’impegno preso e i tempi da questo richiesti.

Se si approccia allo sport in modo corretto, dunque, si riesce a produrre benessere su più aspetti: la salute, la crescita cognitiva, ma anche l’inclusione e il rispetto per le culture diverse.

Perché lo sport è uno strumento educativo

Per i bambini è un gioco a tutti gli effetti, che insegna loro ad ascoltare, osservare le regole, rispettare i compagni e socializzare; in adolescenza, l’attenzione si sposta sul fisico, la muscolatura, il peso e gli obiettivi da raggiungere.

Vera e propria agenzia educativa, lo sport è dunque sinonimo di impegno e di costanza, che mette alla prova ognuno di noi, aiutandoci a superare limiti e a realizzare sogni.

Oggi sono molti i giovani che vivono una crisi d’identità capace di innescare sentimenti di insicurezza, vulnerabilità e fragilità. Ed è proprio in un contesto simile che lo sport, come veicolo educativo, ha un ruolo centrale, poiché forma le persone in quanto tali, ancor prima degli atleti.

Ma se si parla di educazione in riferimento allo sport, non dobbiamo dimenticarci di chi ha in carico la responsabilità di portare avanti con successo una tale mission.

Ecco come la figura dell’allenatore diventa, quindi, centrale nella vita dei più giovani: ciò che un buon educatore sportivo è chiamato a fare, al fine di svolgere al meglio il suo ruolo, è di svincolare l’autostima dei ragazzi dal risultato, di stimolare l’assunzione di responsabilità e l’autonomia, di salvaguardare il diritto di sbagliare per poi ricominciare.

L’allenatore, infatti, diventa la terza figura fondamentale per la crescita del bambino, dopo i genitori e la scuola, assolvendo allo stesso tempo al compito di insegnante, modello, istruttore e animatore.

Perché lo sport ha una funzione sociale

Nelson Mandela affermava che “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione”.

In effetti, uno dei fondamenti dello sport è quello obbligare i ragazzi a vivere in un gruppo, per poi sentirsi parte di un determinato contesto sociale.

Questo, infatti, viene considerato da molti sociologi uno dei bisogni primari di ciascun individuo, senza il quale non riuscirebbe a vivere in una condizione di normalità e di armonia con sé stesso.

È indubbio che lo sport sia un veicolo di inclusione, aggregazione e partecipazione con un ruolo sociale fondamentale, che permette lo sviluppo di capacità e abilità essenziali per una crescita equilibrata.

Che si tratti di bambini, di ragazzi, di adulti o di anziani, esso rappresenta una scuola di vita, che non smette mai di insegnare nuove regole: stare con gli altri, condividere, contribuire al raggiungimento di obiettivi difficili, sfidanti, ma non impossibili.

Il senso comune di appartenenza e partecipazione sono armi potenti, che, piano piano, possono realizzare quel cambiamento che da sempre si identifica nello sport, favorendo una maggiore coesione economica e sociale, ma anche una maggiore integrazione tra le parti della società.

Gruppi meno rappresentati, persone con disabilità o che provengono da contesti sfavoriti: lo sport, a prescindere dall’età, dalla religione o dall’origine sociale, ha una grande valenza aggregativa e promuove il benessere fisico e sociale.

Esempi virtuosi in contesti difficili

Un diritto di tutti e che non dovrebbe essere negato a nessuno, lo sport, come più volte ha sottolineato il Consiglio dell’Unione Europea, è fonte e motore di inclusione sociale, oltre che strumento per l’integrazione di minoranze e gruppi a rischio di emarginazione sociale.

È questa la ragione per cui molte società ed organismi sportivi promuovono, in modo concreto, processi di partecipazione allo sport che prescindono completamente dalle condizioni economiche, sociali e individuali delle persone.

Le naturali distinzioni di lingua, colore e origine sono fondamentali per accrescere i ragazzi che praticano attività sportiva. Nel gioco, infatti, esistono diversità di ruoli e di caratteristiche che, insieme, formano il team vincente.

In Italia sono tanti gli esempi in cui, attraverso i valori dello sport e la sua capacità di unire, si è cercato di mettere in atto progetti di innovazione sociale, per superare le difficoltà di aggregazione di ragazzi che presentano disabilità fisiche o vivono in contesti difficili.

  • Sport e integrazione è un progetto nato dalla collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Comitato Olimpico Nazionale, per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport. Una cooperazione sinergica, nata nel 2014, che mira a favorire l’inclusione sociale della popolazione straniera attraverso lo sport e a contrastare le forme di intolleranza e discriminazione razziale;
  • Vincere da Grandi nasce dalla collaborazione del Coni e di Lottomatica, con lo scopo di offrire gratuitamente a ragazzi tra i 5 e i 14 anni, che vivono in contesti difficili, un’esperienza sportiva, educativa ed emotiva. La volontà che ha ispirato il progetto è proprio quella di declinare in modo concreto il diritto allo sport per tutti, supportando le famiglie e le comunità meno agiate;
  • OSO – Ogni Sport Oltre è la comunità digitale che, attraverso la sua piattaforma, condivide le proprie storie, gli eventi e le informazioni su associazioni e progetti di avviamento allo sport di persone con disabilità. Promossa dalla Fondazione Vodafone, OSO si propone di raggiungere risultati concreti sul territorio nazionale, rendendo lo sport un’opportunità per tutti.

Crowdfunding per progetti sociali in ambito sportivo

Termine inglese che letteralmente significa “finanziamento di folla”, il crowdfunding è un processo collaborativo di raccolta fondi, dove un gruppo di persone utilizza il proprio denaro per sostenere un progetto, frutto degli sforzi di altri individui.

Di fatto, dunque, si tratta di un modo per ottenere un finanziamento attraverso un meccanismo solidale, che spinge le persone, coinvolte emotivamente, a sostenere la causa mediante una donazione.

Esistono, tuttavia, diversi tipi di crowdfunding:

  • Donation Crowdfunding, che non prevede alcuna ricompensa per il donatore;
  • Reward Crowdfunding, che prevede una ricompensa, sotto forma di premio, a seguito della donazione effettuata;
  • Equity Crowdfunding, dove il donatore può di fatto diventare azionista del progetto che finanzia.

Ne mondo dello sport, il crowdfunding è diventato uno strumento sempre più utilizzato da squadre sportive dilettantistiche e professionistiche, che cercano di raccogliere fondi utili alla costruzione di legami con la comunità e i tifosi.

Possono essere diversi i motivi per cui si scegliere di attivare una campagna di raccolta fondi dal basso in ambito sportivo: l’integrazione di ragazzi emarginati e che vivono in realtà difficili, l’inclusione di giovani disabili, la riabilitazione di campetti abbandonati nelle periferie cittadine, il supporto alle ASD più in difficoltà.

In questo periodo di emergenza sanitaria, inoltre, abbiamo assistito ad un ulteriore crisi dello sport dilettantistico, causata dal lockdown che ha costretto le Associazioni e le società alla chiusura forzata, privandole dei fondi necessari a garantire l’accesso di tutti all’attività sportiva.

Proprio per questo, il Movimento per l’Etica, la Cultura e lo Sport ha deciso di attivare la raccolta fondi #PLAYURBAN, con il sostegno di ACSI, Lega Pro e Credito Sportivo e patrocinata dal CONI, dal CIP e la AS LUISS.

Alla base del progetto c’è la profonda convinzione che lo sport sia un colore primario nella vita di ogni ragazzo, senza il quale perderebbe tanti importanti sfumature.

 Da qui, dunque, la voglia di garantire il diritto allo sport a chi rischia di restare indietro, attivando un meccanismo di crowdfunding volto a sostenere le ASD di periferia più in difficoltà su tutto il territorio italiano, per facilitare l’inclusione di giovani emarginati e con disabilità, in questa particolare fase di emergenza.

Il nostro motto è “Insieme si può”: tu sei dei nostri? Dona ora e ricevi il tuo premiohttps://bit.ly/PLAYURBAN

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